martedì 16 dicembre 2008

LEGISLAZIONE


Dall'urto degli interessi escono le idee sulla legislazione; le sventure gettano sul campo della scienza que' problemi terribili che vanno a distruggere il passato, ad assicurare il commercio; i vincoli del feudalismo, le profusioni, i fallimenti nazionali forzano i popoli a riflettere sulle sorgenti della ricchezza, sulla forma dei governi, sulla sorte delle nazioni.
Il lusso è l'alimento del commercio e il flagello del feudalismo, e il problema del lusso esagita le idee ; sembra anzi che per alcuni scrittori il problema del lusso involga tutti i problemi dell'economia pubblica.
Il commercio si collega all'agricoltura come il lavoro alla materia; ma la bilancia degli interessi ora pende in favore delle terre, ora in favore dell'industria; e si domanda quindi, quale tra la terra o l'industria sia la fonte della ricchezza? bisogna preferire il commercio o l'agricoltura, la manifattura o le terre?
Questa questione ingrandisce e inviluppa i costumi; il governo, i pensatori del secolo si domandano, se val meglio l'agricoltura di Sparta o il commercio dell'Inghilterra? — Nessun commercio senza lavoro, nessun lavoro senza speranza di guadagno, nessuna speranza di arricchire, se le leggi non assicurano il frutto dell'industria; senza libertà, senza giustizia, senza sicurezza, nessun commercio; i ricchi allora seppelliscono i loro tesori, i capitali scompaiono, le fabbriche restano vuote, gli operai diventano o paesani o ladri; non è che la giustizia che getta il ladro nel commercio, i capitali nelle fabbriche: ed ecco che il commercio nel secolo XVIII rivede le leggi, gli statuti, vuol codici, si solleva contro le primogeniture; i fidecomessi che tengono le terre ne' vincoli della feudalità, si elevano contro le mani morte che sottraggono alla circolazione immense ricchezze contro l'ozio de' ricchi, de' monaci, de' nobili, i quali vivono sul lavoro de' poveri, e rappresentano dinanzi al commerciante una sterile superfetazione della società. — In mezzo a tutte questo fasi del pensiero mercantile del secolo vi sono alcuni spiriti tristi offesi dall'ordine sociale, calpestati dalle ineguaglianze fortuite della nascita, delle ricchezze, dei poteri; la civilizzazione pesa su di essi come una iniquità imposta dalla forza architettata da odiose menzogne; essi utilizzano tutte le guerre del commercio e dei proprietari, della filosofia e della religione, del lusso e della moralità ; essi vedono il selvaggio senza i vizi del commercio, senza le aspettative divoranti dell'Europeo, senza le menzogne del seguace di Lutero, senza la cieca obbedienza del suddito di Luigi XV, e vanno a domandarsi se la civilizzazione è il prodotto della forza e della menzogna, se vale meglio l'arte o la natura, la vita pacifica del selvaggio o le sventure della società incivilita, se all'uomo della natura sono assolutamente necessari cannoni da 24, armate permanenti, gran debiti pubblici....
fonte: Opere di Giambattista Vico - G. Ferrari - 1887 - Soc. Tipog. De' Classici Italiani

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