venerdì 7 novembre 2008

SE IL DANARO FACCIA RICCHEZZA


Ho stabilito sin da principio che la ricchezza non consiste in una o in tal'altra
cosa, ma in una somma di piacevoli sensazioni, che in noi viene prodotta dal godimento dei beni.

Dunque l'oro e l'argento non è ricchezza esclusiva, ma al più può
entrare nella massa dei beni. Ed anche sopra di ciò è da osservarsi, che il danaro
comparisce nella società sotto due aspetti, cioè come metallo servibile a molti usi
della vita , ed allora va collocato fra i beni ; e può formare parte della ricchezza, come il grano, il vino, la seta, la lana ec., o come moneta coniata , ed allora non costituisce ricchezza, ma è un semplice istrumento o una macchina di circolazione, che ho chiamato equivalente dei beni; onde è chiaro, che avendo da una parte la massa dei beni, e dall' altra la massa degli equivalenti noi fonderemo i nostri godimenti sui beni, e non sugli equivalenti, perchè l' equivalenza non è che una opinione o una rappresentazione, la quale svanisce se cessa l'umano consentimento, e non rimane veramente, che la realtà dei rappresentati, cioè i beni.

Supponiamo che vi sia nella nazione un milione di beni, e vi sia un milione di
scudi; ogni bene sarà misurato dal suo equivalente, cioè da uno scudo; e se gli equivalenti montassero a due milioni, ogni bene sarebbe misurato da due scudi; e se finalmente gli equivalenti scendessero a mezzo milione, ogni bene sarebbe misurato da mezzo scudo.

Ora quale è la conseguenza dell'alzamento, o dello abbassamento degli equivalenti? nessuno affatto in quanto alla prosperità della nazione, mentre i beni consumabili
si trovano nella stessa quantità, e ciascuno partecipa alla sua porzione qualunque
siasi il cambiamento avvenuto nella massa del danaro.

Ma se i supposti cambiamenti accadessero nella massa dei beni, la differenza sarebbe allora sensibile; imperciocchè la porzione dei beni, che tocca a ciascuno, ora si raddoppiarebbe, ed avressimo doppio accrescimento di ricchezza, ed ora si ridurrebbe a metà, ed avressimo doppio decrescimento di ricchezza.

Dunque il danaro in ogni combinazione non altera per se stesso lo stato economico, ed altro non succede, che in ragione della sua massa ora si da più, ed ora si da meno di danaro nel cambio di esso coi beni. Ma se il danaro non fa ricchezza, perchè
mai le nazioni, che più abbondano di esso, hanno preponderanza sulle altre, sono più
potenti, ed ogni classe di persone nuota nell'abbondanza, e consuma più beni, e
quindi gode più comodi, e piaceri?
L'inganno consiste che noi crediamo, che questa potenza, quest'abbondanza di beni, questi comodi e piaceri siano il frutto, o la conseguenza del danaro; ed all'opposto l'abbondanza del danaro è il frutto, e la conseguenza dei beni; e però non il danaro, ma i beni sono gli antecedenti, e il danaro il conseguente. E in fatti da che il danaro è divenuto l'equivalente dei beni, è forza che il danaro siegua sempre da vicino i beni, come è anche vero, che i beni seguono il danaro; onde queste due cose non possono restare separate, come l'ombra non puo' essere divisa dal suo corpo. Ma siccome il corpo genera l'ombra, così può dirsi, che i beni generano il danaro. E intanto accade questo fenomeno, perchè i beni, per l'ordine introdotto, non potrebbero circolare nè pervenire al consumatore senza il danaro, che ne è di venuto il veicolo; onde se i beni non potessero circolare nè consumarsi, nè anche si produrrebbero.
Ed ecco in che consiste l'utilità del danaro, che esso diviene causa indiretta di produzione di beni, e non si deve considerare, che sotto questo punto di vista. E' costante osservazione, che dove sono beni, ivi corre e si raduna il danaro, e dove è danaro, ivi corrono e si radunano i beni. Allorchè in una fiera concorrono da tutte le parti i mercatanti a portar merci di ogni qualità, non è minore la frequenza di quelli, che vi si recano con danaro per farne l' acquisto.
fonte: DELL'ECONOMIA DELLA SPECIE UMANA - Adeodato Ressi - Stamperia e Libreria P. Bizzoni - 1869

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