giovedì 31 gennaio 2008

EPIGRAMMI

RIMARIO ITALICO
Pagnottisti, Metodisti, Wagneristi, Preti tristi, Affaristi, Camorristi, Giornalisti,
Son d'Italia gli Antecristi.

CRISI
Che di nuovo in politica?
Tutti i ministri in massa
Minaccian di dimettersi....
Non v'è più un soldo in cassa?

AGLI ELETTORI
All'urne accorrete,
Nessuno si astenga!
Però, riflettete
Se più vi convenga
Aver deputati
Già sazi e contenti,
O i nuovi affamati
Che affilano i denti.

Fonte: LIBRO PROIBITO DI A. GHISLANZONI - Tipografia Editrice Lombarda - 1878

PER FARE RAGIONE E CONCORDANZA D’ORO E D’ARGENTO

Non è dubbio alcuno, se gli uomini avessero cosí sempre al giusto ed all’onesto riguardo sí come alle volte dall’utile e dal proprio interesse abbagliati trasportare si lasciano, che molti inconvenienti,che tutto dí per diverse cagioni, e in particolare per rispetto dell’oro e dell’argento che si riducono in monete, accadono, corretti affatto rimarrebbono.

E perché alla maggior parte delle genti a questi tempi pare che questi due preciosi metalli siano quasi ultimo fine alquale vengono gli umani pensieri indrizzati (dico quanto per limaneggi mondani); e sí crede, anzi si tien per fermo, che dalla correzione o ver concordanza loro ne seguirebbe che le azioni da essidipendenti si modererebbono ed ogni abuso e disordine levato ne verrebbe; essendo stati alli tempi passati, come anco di presente sono, senza regola ferma e senza ordine universale, nel far danari(com’è manifesto) dispensati, e per ciò ne sono causati, e tutto dí ne nascono, cosí gran disordini nel far pagamenti tanto in un’istessa cittá e da una cittá all’altra quanto anco da una provincia all’altra, e ne nasceranno de’ maggiori, se non vi si provede: laonde, avendo io sopra ciò considerato e discorsone piú volte nella mente mia, e tenendo per fermo che quasi da tutti si desideri che vi sia un solordine col quale si dia ad essi oro ed argento una forma, una lega, un peso, un numero ed un titolo di valore, con i quai mezi siano da tutti li zechieri compartiti in tal proporzione concordante nel far monete,ch’esse restino per sempre nelli loro reali dati valori, e che le giá fatte e quelle che si faranno in una cittá o provincia siano accettate nell’altre cittadi e provincie senza opposizione e impedimento alcuno; ed essendomene poi anco giustificato per via de’ conti, e conosciuto non esser cosa difficile da fare, se ben in apparenza il contrario simostrasse, ed acciò (per cosí dire) tutto il mondo n’abbia a sentire beneficio e consolazione; però mi son proposto di porre insieme questo_Discorso_, che è il vero lume di far conti giusti d’oro e d’argento in concordanza cosí delli non coniati come delli giá ridotti in monete e di quelli che s’avranno da coniare; e, con quella maggior brevitá che fia possibile, darò ad intendere quello che si debba osservare.

Mi riman solo a pregare Nostro Signor Iddio che cosí voglia inspirarei prencipi, de’ quali l’effettuare questo mio proposito è sola incombenza, a far essequire tutto ciò, tanto per lor proprio quanto per commune interesse ed utile; e mi rendo sicuro che i popoli,conosciuta la veritá di tal fatto e maneggio, con animo lieto accetteranno gli ordini facili di questa nuova zeca universale, tanto al mondo necessaria.
Fonte: ECONOMISTI DEL CINQUE E SEICENTO a cura di Augusto Graziani - Laterza 1913