giovedì 7 febbraio 2008

IL POLO CHIEDE ELEZIONI, I RADICALI INSORGONO

Berlusconi e Fini: un governo istituzionale per fare la riforma elettorale, poi alle urne.
Il Cavaliere: si può discutere la proposta del Trifoglio
Il Polo chiede elezioni, i radicali insorgono Bonino e Pannella: è un attacco ai referendum.
Segni e Taradash: per difenderli pronti ad astenerci sulla fiducia

ROMA - La legge elettorale torna al centro del campo politico. Ed è scompiglio nella squadra del Polo quando ieri sera Silvio Berlusconi annuncia di condividere la proposta del Trifoglio di adeguare il sistema elettorale delle politiche a quello, di stampo proporzionale, già in vigore per le amministrative. Un sì («su questa proposta tutti dovremmo approfondire la discussione», dice il Cavaliere) che nelle dichiarazioni resta strettamente legato al varo di un governo istituzionale - come il Polo ha chiesto in mattinata al presidente della Repubblica - ma che una parte del centrodestra legge come la disponibilità a discutere con la maggioranza. Durante le consultazioni al Quirinale Berlusconi ha ripercorso le tappe degli ultimi anni di vita parlamentare, chiedendo alla fine di andare a votare presto con un sistema che garantisca stabilità elaborato da un governo istituzionale. Alleanza nazionale condivide, a tal punto che il suo presidente Gianfranco Fini fa sapere di essere pronto a sacrificare il referendum che ha promosso «di fronte alla possibilità di ridare moralità politica, attraverso le elezioni, al Parlamento».
Più scettico il Ccd, che non vede la possibilità di un percorso parlamentare per la legge elettorale. La posizione del Polo viene criticata dai referendari per eccellenza, i radicali. «La richiesta di elezioni anticipate - commenta Marco Pannella - è demagogica, irresponsabile, sfascista». Con lui, Emma Bonino: «L' urgenza per l' Italia è la difesa dei referendum».
E sulla stessa tesi si schierano Mario Segni e Marco Taradash, pronto ad astenersi durante la fiducia al nuovo governo: un voto contrario in meno fa abbassare il quorum, salvando l' esecutivo ma anche la possibilità di svolgere il referendum per l' abrogazione della quota proporzionale. Ma le parole pronunciate da Berlusconi a sostegno della proposta del Trifoglio creano problemi anche nella coalizione di centrodestra, da sempre divisa tra proporzionalisti (la maggioranza di Forza Italia) e fautori del maggioritario.
Se durante la giornata qualcuno in Alleanza nazionale giurava di non essere affetto da malattia referendaria, mentre altri come Maurizio Gasparri spingevano per il referendum «contro i governicchi», in serata il portavoce di An Adolfo Urso rendeva nota la risposta ufficiale del suo partito: quella della triade Sdi-Upr-La Malfa è un' ipotesi inaccettabile perché «non risponde ai quesiti referendari».
In Forza Italia invece c' è chi ritiene che, in un momento in cui la maggioranza usa come collante interno la lotta all' opposizione, la legge elettorale può rappresentare l' unico terreno di lavoro comune. «Oggi c' è un treno che passa una volta sola - afferma Giuliano Urbani, braccio destro del Cavaliere -. Seguendo il tracciato dei sistemi elettorali delle amministrative, in particolare delle regionali, potrebbe accadere il miracolo, forse ».
Intanto però, mentre si apprende che ieri si sarebbero svolti colloqui tra Berlusconi e Umberto Bossi proprio in materia di sistema elettorale, altri azzurri negano la possibilità di fare qualunque riforma con un governo D' Alema che abbia nel suo programma obiettivi come il conflitto di interessi e la par condicio. «Non credo che nella situazione attuale Berlusconi sia disposto a parlare con la maggioranza - commenta Enrico La Loggia, presidente dei senatori di Forza Italia -. Piuttosto, dovremmo prepararci a una opposizione sempre più dura».
Gorodisky Daria - 21 dicembre 1999 - Corriere della Sera

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